Cicli Pittorici

Cicli Pittorici

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L’interno del Palazzo della Ragione misura 50 metri di lunghezza per quasi 20 di larghezza ed è diviso in due navate; qui si riuniva il Consiglio generale dei Novecento, l’Assemblea dei cittadini milanesi: 150 rappresentanti dei vari strati sociali, per ognuno dei sei quartieri storici cittadini.
Ma l’edificio fu anche sede del Tribunale, usato fino al Settecento come Pretorio dei giudici civili.
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A sinistra, Come traccia dell’antico ufficio del Giudice delle Strade, separato nel 1582 dal salone principale, sopravvivono gli stemmi dei giudici, dipinti a tempera intorno alla trifora riaperta nel 1893 e schermata negli stessi anni dalla saracinesca in ferro.
L’immagine a destra, nella seconda campata del salone sul lato verso via Mercanti sono evidenti i resti degli affreschi eseguiti dopo i lavori del 1726. i fori che scandiscono la parete corrispondono ai travetti di legno che collegavano alla parete stessa le scaffalature dell’Archivio notarile.
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A Sinistra, una complessa tabella circondata da un panneggio azzurro, inserita tra due bifore, apre nel salone la sequenza degli affreschi (particolare dell’immagine precedente).
A destra, la terza campata del salone sul lato verso via Mercanti reca all’estremità destra un elaborato dipinto che inquadra il seggio del Giudice dei Dazi. L’”Offitium Datiorum”, come precisa il cartiglio, è “regium”, cioè statale, ma lo sormonta egualmente la croce rossa in campo bianco stemma della città.
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Tra la quarta e la quinta campata del salone dall’ingresso, sul lato di via Mercanti, è il seggio del Giudice del Gallo. La trifora oggi otturata era anch’essa commentata da una cornice dipinta. Al sommo della parete dugentesca, un altro fregio appartiene  forse a una decorazione precedente.
Il successivo seggio, forse del Giudice delle Vettovaglie, tra la quinta e la sesta campata dall’ingresso sul lato di via Mercanti. A destra, il brusco stacco dell’intonaco affrescato testimonia la presenza della parete appoggiata nel 1562 per ricavare le stanze degli Attuari criminali.
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In corrispondenza del terzo pilastro a partire dal Duomo, sul lato di piazza Mercanti, è dipinto il seggio del Giudice delle Strade: a sinistra, il particolare del seggio, a destra, l’intera campata in cui è compreso.
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A sinistra, il dipinto intorno al seggio del Giudice del Cavallo, al quarto pilastro dal Duomo sul lato di piazza Mercanti; a destra, la finta architettura del seggio del Vicario Pretorio, al quinto pilastro sullo stesso lato, di fronte al seggio del Giudice dei Dazi.
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Lo stemma del Giudice dei Dazi, tra la terza e la quarta campata del salone sul lato verso via Mercanti: la finta architettura che incorniciava gli elementi lignei è opera di Giuseppe Gallo e Gabrio Antonio Braceri.
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Frammenti di una crocifissione tardogotica, dell’inizio del quindicesimo secolo, sul lato breve del salone verso il Duomo.
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Nella seconda campata del salone a partire dall’ingresso, sul lato di piazza Mercanti, appare una complessa cornice a fresco dipinta  da Giovanni Romagnoli: è costituita da un drappo in cui sono inseriti gli stemmi dei magistrati cittadini (in particolare quelli del Podestà e del Vicario di Provvisione) per il 1726; la cornice circondava la lapide in marmo nero in memoria dei lavori di rifacimento del tetto del palazzo.