PORTICO DELLA FERRATA

PORTICO DELLA FERRATA

A cura di Germana Formenti e Rolando Pizzoli
Ferrata.01

Sede del Museo commerciale dagli ultimi anni dell’Ottocento in piazza dei Mercanti- Archivio storico Camera di commercio di Milano

….L’edificio prese forma nel 1325-1326, su iniziativa del podestà Beccaro Beccaria. Era anticamente lo spazio, chiuso da alte inferriate, dove si tenevano le aste dei beni dei mercanti che avevano dichiarato fallimento. Il luogo era uno dei sei accessi alla piazza dei Mercanti, e fu per secoli legato alla vicina Casa del Podestà che si estese fino al di sopra del Portico, per ospitare parte degli appartamenti del podestà. Nel 1786, secondo la riforma del Pertusati, sarebbe dovuto divenire sede della Corte d’Appello.

…. Le successive vicende della Repubblica Cisalpina lo videro venduto, assieme alla Loggia degli Osii e alla Casa del Podestà, dal governo civico al cittadino Gaetano De Magistris.

….Ritornò di proprietà pubblica, nel 1806, quando venne direttamente acquisito dalla Camera di commercio, e fu riadattato, nel 1809, dal Canonica. Risale a quell’anno la chiusura del portico, e cosi pure l’inserimento della nuova scala ellittica di distribuzione ai piani superiori.

…. Nella seconda metà dell’Ottocento la Camera di commercio si fece promotrice di diversi progetti per il riadattamento della sede atti a ricavare nuovi spazi per il Museo commerciale: si possono citare quello di Agostino Nazari, nel 1867, e quello di Pietro Moraglia nel 1871, che riproposero l’apertura dell’antico passaggio della Ferrata (o degli Osii). Il progetto effettivamente realizzato fu però quello di Giovan Battista Sormani, nel 1872, che propose una soluzione “in stile” con forti richiami agli stilemi dell’architettura gotica quattrocentesca (archi acuti alle aperture del piano terra, e bifore per le aperture al piano superiore); rispetto al progetto proposto, durante la realizzazione, si preferì aggiungere un piano, aumentando così gli spazi interni.

….Nel 1906 il Sormani costruì al suo interno la sede della Banca Rasini, un intervento che si qualificò come uno dei primi esempi mai tentati di ristrutturazione dell’edificio con conservazione della sola facciata.