PALAZZO DEI GIURECONSULTI

PALAZZO DEI GIURECONSULTI

A cura di Germana Formenti e Rolando Pizzoli
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Palazzo dei Giureconsulti in un stampa d’epoca risalente al periodo in cui ospitava la Borsa

Le Origini

…. Palazzo degli Affari ai Giureconsulti è il risultato di una lunga ed elaborata stratificazione storica e architettonica che affonda le sue radici già a partire dal XIII secolo.

….Per quanto innegabilmente la concezione compositiva sia di matrice cinquecentesca e a più riprese sia stata rielaborata nei secoli successivi, l’edificio non nasce ex novo ma da una serie di riadattamenti di strutture che, al momento della fondazione del nuovo Broletto, facevano parte dell’antico palazzo della Credenza di Sant’Ambrogio, più noto come palazzo di Napo Torriani in quanto centro del potere guelfo dei Torriani.

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Torre di Napo Torriani nel 1820 - particolare di una stampa di Domenico Landini (Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli – Castello Sforzesco – Milano

…. La testimonianza più evidente, ancora oggi visibile, di questa antica architettura è la torre centrale al palazzo, già torre dei Bottazzi, inglobata a partire dal 1271. La torre sostituì nel ruolo e nelle funzioni l’antica torre dei Faroldi, esistente accanto al Palazzo della Ragione, acquistata dal Comune per fare posto al Broletto e mantenuta in un primo tempo come torre civica, ma demolita intorno al 1272.

La risistemazione cinquecentesca di Vincenzo Seregni

…. Nel XVI secolo trovarono attuazione degli interventi urbanistici e stilistici che formarono Palazzo dei Giureconsulti con il suo elaborato apparato decorativo, primo tassello di un intervento che nelle intenzioni del committente, papa Pio IV, avrebbe dovuto uniformare architettonicamente tutti gli edifici prospettanti su piazza dei Mercanti.

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Vincenzo Seregni, Progetto per piazza dei Mercanti, 1567 (Raccolta Bianconi – Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli – Castello Sforzesco – Milano)

…. I lavori iniziarono il 7 aprile del 1562, come testimoniato dalla lapide che ricorda la posa della prima pietra dell’intervento progettato da Vincenzo Seregni, murata ancora oggi nel passaggio di Santa Margherita, e affidati alla ditta di Francesco Cucchi da Lonate. La storia costruttiva del Palazzo fu lunga, scandita da diatribe giudiziarie, rallentamenti, rivendicazione di luoghi e spazi di antiche magistrature.

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Vincenzo Seregni, Ipotesi di progetto e particolare del lato di piazza dei Mercanti, 1567 (Raccolta Bianconi – Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli – Castello Sforzesco – Milano)

…. I disegni conservati alla Raccolta Bianconi ci mostrano, sul finire del XVI secolo, un palazzo che nelle sue linee architettoniche rispecchia il progetto del Seregni, ma che è completo solo fino alla torre centrale, che ancora si presentava con il suo aspetto snello, terminante nella parte superiore con una piattaforma leggermente sporgente, completata da una loggia in legno sormontata da un tetto a piramide, sede della cella campanaria. Le opere di costruzione si protrassero per quasi un secolo, tanto che l’ala destra venne completata da Carlo Buzzi (attivo tra il 1638 e il 1658) che terminò l’estensione della campata sul fronte est fino a inglobare il portone della Pescheria vecchia nel 1656.

Il Palazzo dei Giureconsulti di Milano descritto nel 1570 dal suo Architetto, Vincenzo Seregni

…. La facciata di Palazzo dei Giureconsulti spicca per l’apparato decorativo manierista di matrice secentesca, che si accorda con quello delle Scuole Palatine al di là della piazza. Al centro dell’edificio la torre ospita una nicchia con la statua di Sant’Ambrogio, opera di Luigi Scorzini su modello di Pompeo Marchesi, che fu installata nel 1833 in seguito a curiose vicissitudini.

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Statua di sant’Ambrogio  – Archivio Camera di commercio di Milano

…. Nel 1611, infatti, fu collocata la statua raffigurante Filippo II di Spagna, opera di Andrea Biffi, distrutta poi nel 1796 per una damnatio memoriae e sostituita con l’effigie di Giulio Bruto, alla quale toccò la stessa sorte, come descritto nel capitolo XII dei Promessi Sposi.

…. La nicchia rimase quindi vuota fino a quando fu inserito il Sant’Ambrogio, incorniciato da un fregio a motivi fitomorfi e un festone con ghirlande di fiori e frutta. A fianco della statua sono presenti due bassorilievi raffiguranti Orfeo con la cetra e Orfeo con la viola da braccio e la scrofa semilanuta, quest’ultimo forse opera di Pompeo Salterio.

Ai lati della torre le due ali dell’edificio sono scandite da colonne binate che sorreggono gli archi del porticato, nei cui timpani sono scolpiti, entro cornici rettangolari, busti in bassorilievo raffiguranti uomini togati con il capo coronato d’alloro, realizzati dagli scalpellini della Fabbrica del Duomo. Nelle vele dell’arco sono presenti figure femminili rappresentanti le allegorie delle Virtù, delle Arti del Trivio e del Quadrivio e le Arti meccaniche.Su via Mengoni spiccano invece i bassorilievi rappresentanti “la Chimica” e “la Meccanica” e i busti di Vincenzo Seregni e papa Pio IV.

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Stemma della famiglia Medici – Archivio della Camera di commercio di Milano(foto di Germana Formenti)

…. Al piano superiore, separato da quello inferiore da un fregio a motivi fitomorfi, le paraste con capitello ionico riprendono la ripartizione delle colonne del portico e separano le finestre, incorniciate da canefore. La ricca decorazione in facciata è completata da mascheroni, figure grottesche, paraste a testa di leone, mentre nel porticato sono posti lo stemma della famiglia Medici, di cui papa Pio IV era membro, e lo stemma della città di Milano. Anche l’ultima campata oltre il passaggio di Santa Margherita riprende il ritmo della facciata con le semicolonne binate, le nicchie con statue e la porta a timpano triangolare con lo stemma della città.

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La Cappella dei Giureconsulti

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Vincenzo Seregni, Prima ipotesi per la Cappella dei Giureconsulti, 1562 circa – Raccolta Bianconi
Vincenzo Seregni, Progetto definitivo per la Cappella dei Giureconsulti, 1567 circa – Raccolta Bianconi

Per due secoli il Palazzo fu la sede degli antichi Giureconsulti, della Provvisione, della Camera dei Notai e delle loro relative cappelle, ornate da cicli decorativi realizzati dai massimi pittori lombardi del tempo, molti dei quali già impegnati nel Duomo di Milano.

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Ricostruzione tridimensionale della Cappella dei Giureconsulti

…. La scomparsa Cappella dei Giureconsulti, situata al piano inferiore al centro del Palazzo, ci è tramandata da Serviliano Latuada nel tomo quinto della sua Descrizione di Milano del 1738. La Cappella, consacrata nel 1543 e dedicata a San Giovanni Evangelista e a San Michele , era aggregata al Collegio dei Nobili, dedicato a Santa Maria , fondato dal cardinale Carlo Borromeo per l’educazione dei giovani di alto lignaggio. In seguito Federico Borromeo vi istituì un’Accademia di Belle Lettere, detta Accademia de’ Perseveranti. La realizzazione della Cappella terminò entro il 1585 e solo in seguito fu compiuto l’apparato decorativo.

…. La pala per l’altare, la Madonna col Bambino, San Giovanni Evangelista e San Michele Arcangelo, commissionata ad Ambrogio Figino (Milano, 1553-1608), fu realizzata tra il 1588 e il 1590. Le pitture per le cinque nicchie al suo interno furono invece affidate a Giulio Cesare Procaccini, mentre la decorazione della volta fu eseguita da Antonio Busca. L’intero Collegio, da quanto si desume dalle antiche guide milanesi, possedeva uno sfarzoso apparato decorativo che non si esauriva nella Cappella, ma mirabili affreschi e decorazioni erano presenti anche nelle sale al piano inferiore. Nello spazio dove si svolgevano le funzioni dei «pubblici dottoramenti», le pareti erano dipinte «con architettura finissima» da Giuseppe Antonio Castelli da Monza, mentre la volta, suddivisa in tre grandi ovati, era affrescata da Federico Panza, Stefano Maria Legnani e Ambrogio Besozzi, che raffigurò Il Trionfo della Giustizia. Nella sala contigua, un lungo ambiente dove si conferivano le lauree, erano presenti numerosi ritratti di personaggi insigni e dottori del Collegio. La volta presentava l’affresco di Antonio Busca realizzato nel 1651, rappresentante una metafora della Nobilium sapientia. Nella sala vi era anche un trofeo di legno intagliato con i ritratti di Carlo VI, Francesco di Savoja e il Marchese Visconti, la cui iscrizione è riportata nel Latuada.

Ricostruzione della Cappella dei Giureconsulti scomparsa

…. Anche il Tribunale di Provvisione era dotato di una Cappella, oggi scomparsa, straordinario esempio del connubio tra potere civico e committenza religiosa nella Milano secentesca. Voluta da papa Pio IV, la Cappella era dedicata a San Giovanni Battista e a Sant’Ambrogio. Fu l’arcivescovo Carlo Borromeo ad autorizzarne la costruzione nel 1569. La direzione dei lavori e il progetto per la decorazione furono affidati nel 1576 a Giuseppe Meda (Milano, 1534-1599), architetto e ingegnere milanese. Formatosi come pittore e decoratore presso la bottega di Bernardino Campi, realizzò, tra le altre opere, affreschi per il Duomo di Monza e alcune decorazioni delle ante dell’organo Antegnati nel Duomo di Milano.

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Primo gonfalone di Milano, 1565, Milano – Museo d’arte antica del Castello Sforzesco

…. Per il Comune eseguì nel 1566 i disegni per il nuovo gonfalone della città, con l’immagine di Sant’Ambrogio vittorioso sugli Ariani. La decorazione, a eccezione dei dipinti oggi conservati nella Pinacoteca del Castello Sforzesco, è andata perduta. Tuttavia può essere in parte desunta dalle fonti, in particolare dalle antiche guide di Milano, dove viene descritta come un ambiente piuttosto piccolo, situato nell’angolo dell’edificio verso il Cordusio, al piano superiore. L’ingresso da via dei Mercanti era rappresentato da una scalinata sul cui arco d’accesso erano poste una statua di Sant’Ambrogio e una della Giustizia. La sola porta di accesso dall’interno dell’edificio era posta nell’attigua sala delle riunioni dei Dodici di Provvisione e si trovava in asse con l’altare, mentre nel locale vi era un’unica finestra in una delle pareti laterali.

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S. Latuada, Descrizione di Milano ornata con molti disegni in rame delle Fabbriche più cospicue, che si trovano in questa metropoli, tomoV nella regio-ducal corte a spese di Giuseppe Cairoli, mercante di libri, Milano, 1738, p. 164.

….La suddetta sala della Congregazione, o sala dei Signori della città, aveva all’ingresso una tavola in marmo nero con riportato il verdetto del salmo 126 riportato nel Latuada«Nisi dominus custodierit civitatem, in vanum vigilant qui custodiunt eam»[1].

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Morazzone, Santa Trinità adorata dagli angeli, 1615, Milano, Museo d’arte antica del Castello Sforzesco

…. Fu il vicario di Provvisione Lodovico Archinti che la fece riparare e abbellire, chiamando il pittore Giovanni Enza (anche indicato come Giovanni Ens o Enzio) a raffigurare negli ovati i Santi Ambrogio e Carlo Arcivescovi. Su un lato della parete venne appesa una grande tavola corografica di Milano, con intorno le vedute degli edifici più insigni, opera del disegnatore Giovanni Ricardi. Al centro della volta della sala, che nel 1606 aveva subito delle riparazioni, venne posto il dipinto del Morazzone Santa Trinità adorata dagli angeli eseguito nel 1615. Fu Costantino Baroni a rinvenirlo nei depositi del Castello Sforzesco e a renderlo noto nel 1944.

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La Cappella di Provisione

…. L’apparato decorativo della Cappella, oltre alle diverse tele commissionate di volta in volta a maestri lombardi, riguardava innanzitutto la ripartizione dello spazio delle pareti, decorate nel 1578 con elementi in stucco realizzati da Antonio Abbondi, con lo scopo di creare cornici entro le quali accogliere le pitture. Parallelamente venivano predisposti i complementi decorativi per l’altare: nel 1579 fu ultimato dallo stesso Abbondi un baldacchino di damasco morello, mentre nel 1590 Giovanni Antonio Giorgiola fu incaricato di realizzare una balaustra; infine, nel 1591, venne indetta una gara per la doratura dell’ornamento ligneo per la Pala. Nel frattempo Valerio Profondavalle, artista e impresario fiammingo che aveva realizzato opere a stucco, trofei e grottesche per il Palazzo Reale e anche alcune vetrate per il Duomo milanese, dipinse un fregio con le armi dei Vicari di Provvisione in carica dal 1576 al 1591.

…. Il programma iconografico delle pitture, stilato da Erasmo Ghisolfi, era incentrato sul tema milanese: a realizzare le decorazioni della volta, infatti, fu chiamato uno dei più stimati maestri della città, Aurelio Luini (Milano, 1530-1593), che eseguì un ciclo di affreschi dedicati agli episodi della vita e della morte di Sant’Ambrogio. Il Luini, molto attivo a Milano, aveva peraltro appena terminato un’importante commissione per il Duomo, ossia i disegni per lo stallo del coro, che raffiguravano proprio storie di Sant’Ambrogio. I lavori per la volta si interruppero nel 1593, forse a causa della morte del maestro. Alle pareti, probabilmente nella parte sovrastante i dipinti, fu chiamato a dipingere “figure colorite” il pittore milanese Andrea Pellegrini.

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La Cappella di Provvisione descritta nel 1674 da Carlo Torre

….I dipinti rappresentano per lo più figure di santi: alcuni sono a mezza figura e hanno dimensioni ridotte rispetto a quelli a figura intera, sopra i quali si collocavano. Le tele, in tutto 19, raggiungevano l’attacco del cornicione di base della volta affrescata dal Luini ed erano suddivisi entro le quattro pareti della Cappella. Le opere non furono realizzate tutte in un unico momento alla conclusione dei lavori, ma vennero commissionate di volta in volta, quando alcune entrate straordinarie, ad esempio derivanti da condanne o dalla vendita di legnami e avanzi di cera, ne permettevano il pagamento.

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Giovanni Ambrogio Figino, Sant’Ambrogio a cavallo, 1591, Palazzo Marino, Milano, in deposito dal Museo d’arte antica del Castello Sforzesco

…. Le commissioni più importanti furono affidate ad Ambrogio Figino, che dipinse nel 1590 la pala d’altare raffigurante Sant’Ambrogio a Cavallo, in cui il vescovo è raffigurato durante l’assalto con la sferza stretta nel pugno alzato, e ai maestri Giulio Cesare Procaccini (Bologna, 1574 – Milano, 1625) e Giovan Battista Crespi detto il Cerano (Romagnano Sesia, 1573 – Milano, 1632). A questi ultimi nel 1605 furono infatti commissionati 19 quadri, di cui 9 al Cerano e 10 al Procaccini.

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Giulio Cesare Procaccini, Costantino riceve i resti degli strumenti della passione, 1620, Milano, Museo d’arte antica del Castello Sforzesco

…. Nessuno dei due portò a termine la consegna in quanto sono pervenuti soltanto 2 dipinti del Cerano eseguiti intorno al 1610 (San Giovanni Battista e San Francesco che adora il crocifisso) e 3 del Procaccini, di cui due piccoli, pagati nel 1606 (San Barnaba e San Sebastiano) e uno di grandi dimensioni, terminato nel 1620 (Costantino riceve i resti degli strumenti della Passione di Cristo). 

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Duchino, Il miracolo delle api, 1600-1605 circa, Milano, Museo d’arte antica del Castello Sforzesco

…. Paolo Camillo Landriani, detto Duchino (Ponte in Valtellina, 1562 ca – Milano, 1618) dipinse l’altra tela si grandi dimensioni Nascita di Sant’Ambrogio e il Miracolo delle api. La scena qui raffigurata, l’episodio del cosiddetto miracolo delle api avvenuto alla nascita del santo, quando cioè uno sciame d’api coprì il viso del neonato entrando e uscendo dalla sua bocca finché non sparì senza causare alcun danno, faceva parte del programma iconografico del Ghisolfi e doveva occupare uno dei quattro riquadri sulla parete della finestra.

…. Non è però possibile dedurre se vi fosse una connessione tra la tela e il programma del Ghisolfi o se invece l’opera fosse stata commissionata al Duchino dopo il 1605. Camillo Procaccini (Bologna, 1558 – Milano, 1629) dipinse San Gervaso e San Protaso;il Santo Vescovo in meditazione è stato attribuito a Daniele Crespi (Milano, ultimo decennio XVI sec. – 1630) che, secondo le antiche guide milanesi, sarebbe l’autore di un San Pietro Martire  commissionatogli nel 1627, che probabilmente però non corrisponde al dipinto in questione; le tele raffiguranti Sant’Antonio da Padova, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino, dipinte intorno al 1640, sono di Carlo Francesco Nuvolone (Milano, 1609 – 1662), come anche San Giuseppe e il Bambino, giunto nelle Raccolte Civiche con il legato Camillo Tanzinel 1881 come opera del Panfilo. Le antiche guide milanesi parlano di un San Giuseppe di Guido Reni appartenente al gruppo di dipinti che ornavano la Cappella e in effetti l’opera, per dimensioni e stile, può essere accostata al suddetto ciclo, anche se in effetti è incerta la sua provenienza.

…. Il San Carlo del 1640, è attribuito a Melchiorre Gherardini, anche se nelle guide milanesi l’opera viene attribuita al Cerano; può trattarsi di uno dei dipinti commissionati al maestro e poi eseguito dal suo allievo; Guglielmo Caccia detto Moncalvo (Montatone, 1568 – Moncalvo, 1625) dipinse Il Salvatore Benedicente e La Vergine Orante (1618-20), che dovevano essere collocati ai lati dell’altare, e San Gerolamo e l’angelo; infine San Rocco (1615) è opera di Pier Francesco Mazzucchelli detto Morazzone (Morazzone, 1573 – Piacenza, 1626).

…. Le tele che ornavano la Cappella, in origine un ciclo unitario pensato appositamente per la sede del Tribunale di Provvisione, sono state acquisite dalle Raccolte Civiche in seguito al trasferimento di tutti gli arredi presso la chiesa di Santa Maria della Neve, eretta nel 1601 con il finanziamento dei “daziari del pan bianco” e sita nel Palazzo Carmagnola, detto Broletto Nuovissimo, dove il Tribunale fu trasferito a partire dal 1771 e fino al 1773. L’ancona del Figino venne invece trasferita solo nel 1779, quando il locale della Cappella in via dei Mercanti venne adibito ad altro uso, in quanto era già presente la pala d’altare raffigurante La Madonna col Bambino in gloria adorato dai santi Ambrogio e Carlo (1603) di Enea Salmeggia (1565-1626), dove campeggiano Sant’Ambrogio e il beato Carlo Borromeo sullo sfondo di una veduta milanese con la sagoma del Duomo e la torre nolare della chiesa palatina di San Gottardo. Nel gennaio del 1801, con le soppressioni napoleoniche, la Cappella venne smantellata e i dipinti furono trasferiti nei magazzini municipali. Solo nel 1879, con il primo allestimento del Museo artistico municipale al Salone dei Giardini Pubblici, i dipinti furono esposti al pubblico. In un successivo allestimento realizzato nel 1963 si tentò di evocare la sede originaria delle tele esponendole all’interno di uno spazio circoscritto entro pareti lignee rivestite con un panno rosso, senza però riprodurre fedelmente la Cappella del Tribunale di Provvisione in mancanza di dati certi.

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L'apertura della piazza e la differenziazione delle destinazioni d'uso

…. Il Palazzo dei Giureconsulti, all’indomani dell’abbandono del Broletto da parte delle antiche magistrature, andò incontro a una lenta decadenza, anche a causa dell’avvento della Repubblica Cisalpina che, come già accennato, adibì gran parte degli spazi a magazzino e soppresse anche l’antica chiesa dei Giureconsulti, gioiello architettonico del Seregni. Persino la tiara papale nello stemma del Palazzo nel 1798 venne modificata con rilievi in stucco, in berretto frigio dall’architetto Luigi Canonica.

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Palazzo della Borsa ai Giureconsulti, 1860, Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli

…. Nel 1808 la Camera di commercio acquistò al piano terra dell’edificio la grande sala “degli addottoramenti” dei Giureconsulti, e in essa, dal 1809 al 1901, trovò sede la prima Borsa di Milano, mentre nell’ala destra, nell’ex Gabella del Sale, s’insediarono alcune botteghe e a partire dal 1878 ebbero sede gli Uffici del telegrafo. Nel 1853, con l’intento di recuperare degli spazi per le attività di contrattazione, i portici lungo via dei Mercanti vennero chiusi con vetrate su progetto di Enrico Terzaghi. Nel 1871 la facciata sulla stessa via subì delle modifiche in quanto una porzione dell’ala destra, verso piazza del Duomo, fu ricostruita a opera di Giovan Battista Borsani ed Enrico Bisi, per chiudere la “mutilazione” subita dal palazzo dopo la demolizione della Casa del Podestà cui era collegato tramite la Porta di Pescheria Vecchia. Nel 1877 persino il sedime stradale prospiciente venne abbassato per favorire la posa delle rotaie della sede tranviaria. All’interno di un progetto di più ampio respiro e squisitamente urbanistico, che comportò la demolizione dell’antica sede del Tribunale di Provvisione, nel 1887, sempre su progetto di Giovan Battista Borsani, parte dell’ala sinistra del Palazzo subì delle modifiche per consentire l’allargamento del passaggio di Santa Margherita.

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Planimetria della parte centrale di Milano col progetto della Nuova Piazza intorno al Duomo e di sistemazione delle adiacenti vie principali (Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli – Castello Sforzesco – Milano)

…. Nel corso dell’intervento le antiche pietre e le decorazioni che costituivano il paramento della facciata, vennero asportate, per essere poi ricollocate sulle nuove strutture a intervento ultimato. Fu proprio in questa occasione che venne alla luce la già citata lapide commemorativa dell’inizio dei lavori. È in questo periodo che, per agevolare le attività borsistiche, queste ultime vennero provvisoriamente trasferite nel ridotto del Teatro della Scala.

…. Nel 1911 la Camera di commercio acquistò interamente l’edificio e tra il 1912 e il 1914 si svolsero degli interventi di ridisegno degli interni che trasformarono la distribuzione degli ambienti come la conosciamo oggi, su progetto e direzione dei lavori degli architetti Angelo Savoldi e Giovan Battista Borsani e dell’ingegner Piero Bellini. Le opere, rese necessarie dall’insediamento della Camera di commercio, modificarono in modo sostanziale l’assetto distributivo interno dell’edificio. Se da una parte il Palazzo riacquistò all’esterno il suo aspetto originario, con la rimozione su via dei Mercanti delle vetrate che tamponavano i portici, dall’altra all’interno, in accordo con la Sovrintendenza, furono eliminate le strutture voltate a copertura della sala delle Colonne (al piano terra a sinistra della torre) e della sala dell’antica Gabella del Sale (al piano terra a destra dell’edificio), previo strappo delle pitture murali che le decoravano, a loro volta trasportate su tela e ricollocate al piano superiore. Con i restauri del 1911 sparirono inoltre gli ultimi lacerti decorativi e materiali dell’antica Cappella di Provvisione, la cui aula, con la demolizione del soffitto fu trasformata in un ambiente a doppia altezza, oggi scalone d’onore del Palazzo; la piccola abside venne demolita per allargare lo spazio dell’andito delle scale di servizio.

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Gli ultimi rimaneggiamenti e i restauri

….Nel 1937, su iniziativa dell’architetto Paolo Mezzanotte,venne sistemato sul soffitto del vano dello scalone d’onore un affresco di Giovan Battista Sassi (1679-1762), trasferito su tela dopo essere stato rimosso dal coro della chiesa di San Giovanni Decollato alle case Rotte. La realizzazione del telaio ligneo e il posizionamento dell’affresco su tela furono affidati a Paolo Rivetta (1911-1985).

….Durante i bombardamenti del 1945 il Palazzo venne seriamente danneggiato soprattutto nella sua ala destra. Purtroppo anche gli affreschi strappati, provenienti dalla sala degli Addottoramenti, vennero distrutti, rendendo oggi ardua l’identificazione delle pitture salvate dal restauro del 1911. Si resero necessari, dunque, provvedimenti per la messa in sicurezza dell’edificio, che trovarono pieno completamento solo con l’ultimo intervento effettuato nel 1989.

….Nel 1937, su iniziativa dell’architetto Paolo Mezzanotte,venne sistemato sul soffitto del vano dello scalone d’onore un affresco di Giovan Battista Sassi (1679-1762), trasferito su tela dopo essere stato rimosso dal coro della chiesa di San Giovanni Decollato alle case Rotte. La realizzazione del telaio ligneo e il posizionamento dell’affresco su tela furono affidati a Paolo Rivetta (1911-1985).

….Durante i bombardamenti del 1945 il Palazzo venne seriamente danneggiato soprattutto nella sua ala destra. Purtroppo anche gli affreschi strappati, provenienti dalla sala degli Addottoramenti, vennero distrutti, rendendo oggi ardua l’identificazione delle pitture salvate dal restauro del 1911. Si resero necessari, dunque, provvedimenti per la messa in sicurezza dell’edificio, che trovarono pieno completamento solo con l’ultimo intervento effettuato nel 1989.

….Il restauro, intrapreso da Gianni Mezzanotte nel 1989 su committenza della Camera di commercio, ha interessato l’edificio nella sua globalità, coinvolgendone anche, per la prima volta, l’aspetto distributivo, archeologico e strutturale, fino ad arrivare anche al restauro delle superfici.

….Su un piano distributivo, il salone sotterraneo venne liberato dalle tramezzature, permettendo la visione, nella sua interezza, della volta cinquecentesca a botte e ribassata. Analogo intervento di rimozione delle tramezzature ebbe luogo nella soprastante sala delle Colonne permettendo il riemergere dell’aspetto dell’antica sala delle Contrattazioni.

Giureconsulti.17

Paolo Rivetta, La presentazione del modello di Palazzo Giureconsulti a Papa Paolo IV.

…. Al primo piano, la sala oggi meglio conosciuta come sala Donzelli fu completata con il collocamento, nel 1948 del dipinto, opera di Paolo Rivetta, con la falsa ricostruzione storica de La presentazione del modello di Palazzo Giureconsulti a Papa Paolo IV, nella quale si notano i ritratti dei contemporanei Paolo Mezzanotte e dei consiglieri della Camera.

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Paolo Rivetta, L’Industria, l’Agricoltura, il Commercio

…. Dello stesso autore anche la scena allegorica L’Industria, l’Agricoltura, il Commercio, situata nella sala del Parlamentino.

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Reperti romani, Archivio Camera di commercio di Milano

….Il ridisegno delle parti interne ha previsto anche una particolare salvaguardia dei reperti romani ritrovati nel sotterraneo, creando una balconata che consentisse la visibilità dell’antica sede stradale, dell’antico resto della fornace e dei due pozzi (di cui uno, sottostante la balconata, protetto da una lastra di vetro pedonabile). I principali interventi sull’aspetto strutturale hanno comportato un’operazione atta a isolare l’edificio dalle vibrazioni indotte dal passaggio, nelle sottostanti gallerie, dei convogli della metropolitana della linea 1, ma soprattutto hanno riguardato il consolidamento della torre di Napo Torriani, sulla quale era già stato attuato un restauro statico nel 1913, con accertamenti dello stato delle sue fondazioni (cronache dell’epoca riferiscono che già nel 1562, all’inizio della costruzione la torre sembrava inclinata rispetto al resto dell’edificio).

…. Infine gli interventi di pulitura si sono concentrati in particolar modo sulle pietre della facciata, e sono stati effettuati, in considerazione della natura tenera e friabile del litotipo, con acqua e vapore, ricorrendo inoltre a impacchi e in alcune porzioni a microsabbiature, con successive operazioni di consolidamento e protezione delle superfici.

[1] S. Latuada, Descrizione di Milano ornata con molti disegni in rame delle fabbriche più cospicue, Milano, Giuseppe Cairoli, 1737-1738, Tomo quinto, p. 164