LE SCUOLE PALATINE

LE SCUOLE PALATINE

A cura di Valeria Colombo
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Particolare da Palazzo delle Scuole Palatine e del Collegio dei Fisici ex Scuole del Broletto, acquaforte di Marcantonio Del Re, 1743 (Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli – Castello Sforzesco – Milano)

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….Le funzioni urbane di piazza dei Mercanti sono state, nei secoli, di carattere politico-amministrativo, giurisdizionale, economico e culturale. Essa era centro degli affari e teatro di una giustizia spesso cruenta (si ricordi che dalle finestre del Palazzo della Ragione pendevano spesso i corpi dei condannati a morte).

….Lungo il suo lato meridionale, sorgeva e sorge tuttora il palazzo delle Scuole del Broletto, chiamate Palatine nel 1600 da Ericio Puteano, professore di eloquenza delle stesse. Il nome richiama quello delle antiche scuole di palatium dell’Impero romano (di cui Milano fu capitale dal 286 al 402 d.C.) e carolingio: l’Accademia Palatina fondata da Carlo Magno, infatti, divulgava i saperi letterari e scientifici della sua epoca. Qualcuno, invece, formula l’ipotesi che il nome derivi dal titolo dei conti palatini, un corpo di giudici interni al Collegio dei Giureconsulti[1].

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Particolare della pianta dell’edficio delle Scuole nel 1567, dai progetti autografi di Vincenzo Seregni per la risistemazione della piazza (Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli – Castello Sforzesco – Milano)

….I documenti superstiti fanno luce sulle vicende di queste Scuole dalla seconda metà del XV secolo alla fine del XVIII; e a essi ci atteniamo scrupolosamente. Studi precedenti ipotizzano la continuità di questa istituzione con le scuole di palazzo che ci sarebbero state anche a Milano in epoca romana (il nome “palatine” deriverebbe appunto dal latino palatium); le fonti archivistiche consultate, però, non legittimerebbero tale collegamento.

….Per quanto riguarda l’epoca medievale, sembrerebbe ragionevole pensare che vi fossero scuole alle dipendenze della cattedrale, situate nell’odierna zona dell’Arcivescovado. Non si dice, però, che le Scuole del Broletto siano una riorganizzazione di quelle; al contrario, è verosimile l’ipotesi che esse siano nate in seno al Collegio dei Giureconsulti, dal momento che i primi documenti riportano i nomi di insegnanti di diritto ed eloquenza, materie fondamentali all’attività forense.

….Diversamente da come si può pensare, quindi, le scuole in piazza dei Mercanti non formavano i mercanti – che avevano propri maestri elementari a pagamento, oltre a una formazione pratica a bottega – bensì i Giureconsulti, ossia gli esperti di diritto che si radunavano nell’omonimo Palazzo situato sul lato nord della piazza (si ricordi, tra l’altro, che un toponimo molto diffuso di piazza dei Mercanti era piazza dei Tribunali, che evidenziava la funzione giuridica oltre a quella mercantile).

….Alle scuole del Broletto, uno dei primi esempi di istruzione pubblica della città, professori stipendiati dal Senato milanese, scelti dall’ordine degli stessi Giureconsulti, tenevano corsi biennali di retorica, eloquenza, lingua greca e diritto. Esse nacquero infatti come scuole di specializzazione superiore e parauniversitaria in materie umanistiche.
In seguito, gli alunni perfezionavano il loro corso di studi all’Università di Pavia, anch’essa pubblica (laddove per pubblica si deve intendere non aperta a chiunque, ma gratuita per un auditorio appartenente a un certo ceto chiuso, in questo caso i Giureconsulti). Giureconsulti, però, non si diventava: si nasceva. Gli appartenenti al Collegio dei dottori in legge iscrivevano alle Palatine i propri figli, che poi sarebbero entrati a loro volta, di diritto, nel Collegio dei Giureconsulti, grazie al riconoscimento scolastico ufficiale e alla laurea in Legge a Pavia.
Alcuni giureconsulti milanesi venivano nominati insegnanti delle Palatine, proprio per formare esperti di legge che sarebbero entrati nel Collegio citato.

….Dal 1668 alcuni corsi divennero sostitutivi o propedeutici a quelli dell’Università di Pavia: un anno di frequenza alle Palatine, ad esempio, valeva un anno del corso di laurea in Legge a Pavia. Le Palatine, nel corso del Seicento, ebbero un’amministrazione e un bilancio travagliati, il che contribuì a tener lontani professori prestigiosi, invece che attirarli. Essendo gli stipendi modesti, a causa delle spese belliche, si provvide all’esonero degli insegnanti da dazi e imposte. La questione si risolse con una riduzione del corpo accademico, a scapito del rigoglio culturale, che sopravvisse tra molte difficoltà. Probabilmente nell’ultimo decennio del Seicento (poiché prima non è attestata), si inaugurò una nuova cattedra alle Scuole Palatine: quella di architettura militare e geometria.

….Fino a metà Settecento, le Palatine erano frequentate dai nobili destinati a diventare membri del Collegio dei Giureconsulti, istituzione che, come si è detto, forniva gli stessi professori di diritto.
….Dopo la metà del Settecento, con le riforme austriache, esse si aprirono ad aspiranti funzionari e diplomatici che approfondivano lo studio di materie giuridiche ed economiche. In particolare, si insegnavano meccanica, idrostatica e idraulica, diritto municipale e provinciale, scienze camerali (ossia economia e commercio), diritto comune, istituzioni ecclesiastiche, diritto pubblico, giurisprudenza municipale pratica, eloquenza e belle arti, arte notarile, arte diplomatica, anatomia, operazioni chirurgiche, ostetricia e chimica, teologia scolastica e dogmatica, lingue orientali, astronomia e ottica. Agli studenti venivano offerte non solo cultura classica, quindi, ma anche una solida formazione pratica.

….Le Palatine mantennero la loro fisionomia fino alla fine del Settecento, pur avendo già cambiato il nome in Regio Ginnasio di Brera; nel 1803 vennero denominate “Scuole Speciali”, con cattedre di greco, diritto e storia.

….Alcuni professori delle Palatine furono personaggi famosi del mondo delle Lettere, chiamati dai signori milanesi a dar lustro alla loro città.

….Uno di questi fu Alessandro Minuziano, nominato insegnante di eloquenza nelle Scuole del Broletto il 22 Gennaio 1490 in sostituzione di Francesco Dal Pozzo (Puteolano), famoso per aver pubblicato nel 1475 l’opera di Tacito (ricordata come «editio puteolana»). Egli diede alle stampe le prime edizioni di Cicerone, Orazio e Livio. Nel 1492 fu supplente alla cattedra di Giorgio Merula, anch’egli insegnante di retorica alle Scuole del Broletto.

….Demetrio Calcondila, curatore dell’editio princeps fiorentina di Omero, maestro di Poliziano e Trissino, insegnò greco all’Università di Padova dal 1463: Ludovico Il Moro gli offrì la cattedra milanese nel 1491, anno in cui tenne la sua prima lezione «In laude de lettere».

….Carlo Maria Maggi, insegnante di eloquenza greca e latina in questo istituto, ne fu anche il sovrintendente. Egli compilava le tavole annuali dei professori riportando i loro stipendi, decisi dal Senato, di cui lui era segretario; inoltre controllava i contenuti delle lezioni e il loro regolare svolgimento. Maggi aveva intrapreso lo studio del greco solo tre anni prima della sua nomina a professore nelle Palatine ; egli vantava inoltre ampie conoscenze di diritto (si era laureato in Legge a Bologna) e di lingua e letteratura latina ed ebraica.

….Dal 1769 Giuseppe Parini vi insegnò belle lettere e Cesare Beccaria economia.

….Verso la metà del XVIII secolo, l’insegnamento in lingua volgare delle scienze esatte prese piede alle Palatine secondo una innovativa scelta sperimentale. Per esempio, Paolo Frisi, ingegnere e censore a servizio di Maria Teresa d’Austria, fu nominato alla cattedra di matematica, meccanica e idrostatica. Ai corsi tradizionali delle Palatine si aggiunse, nel 1770, quello speciale per architetti e ingegneri, coordinato dallo stesso Frisi, in cui teneva lezioni di matematica, geometria e arte militare. Prima di ottenere la cattedra palatina, Frisi era stato professore all’Università di Pisa.

….Tra i numerosi scienziati che parteciparono alla vita culturale delle Palatine, vi fu Marsilio Landriani, professore di fisica sperimentale, studioso della salubrità dell’aria (tema dell’omonima ode di Giuseppe Parini) e dei fenomeni elettrici (grazie alle sue pubblicazioni, furono installati i primi parafulmini a Milano); Ruggero Boscovich, professore di ottica e astronomia, che fornì costosi sestanti e cannocchiali alla Specola di Brera e se ne allontanò per gli attriti con i colleghi, in primis il citato Frisi.

….Alle Palatine il governo austriaco istituì una cattedra di anatomia, chirurgia e ostetricia, le cui lezioni si svolgevano alla Ca’ Granda: la cattedra fu affidata a Pietro Moscati, medico impegnato negli esperimenti di inoculazione del vaiolo come Gianmaria Bicetti Buttinoni, dedicatario dell’ode pariniana L’innesto del vaiuolo. Le Scuole Palatine assunsero così un ruolo importante nell’Illuminismo milanese.

….Le origini di questa istituzione e le notizie sulla prima costruzione del palazzo in piazza dei Mercanti (giacché quello che vediamo è un rifacimento secentesco) rimangono tuttora oscuri.

….Poiché i locali di piazza dei Mercanti erano troppo angusti, nel 1773 le scuole vennero trasferite a Brera. Qui l’Orto Botanico e la Specola permisero un incremento della qualità degli insegnamenti, svolti con supporti adeguati in laboratori idonei.

….L’edificio in piazza dei Mercanti, insufficiente per ospitare tutti gli studenti anche molto prima del 1773, era di fatto un luogo di rappresentanza per lezioni inaugurali o cerimonie ufficiali: l’usus che i professori svolgessero le loro lezioni nelle proprie abitazioni o nelle vicine Scuole Canobbiane (situate in via Larga) permise per lungo tempo che il palazzo mantenesse quel ruolo.

….La facciata è opera di Carlo Buzzi, che la ricostruì dopo un incendio nel 1644 sul modello del Palazzo dei Giureconsulti, sia per rendere l’ambiente della piazza architettonicamente uniforme, sia per sottolineare l’interdipendenza tra la Scuola e il Collegio dei giudici.
Le decorazioni sulla facciata dell’edificio, con le personificazioni delle arti del Trivio e del Quadrivio, e busti di poeti classici (Virgilio), di umanisti (Merula, che vi insegnò retorica) e di imperatori, sottolineano la loro funzione di memoria delle glorie cittadine e l’imprescindibile dignità della cultura.

….Agli anni trenta dell’Ottocento risalgono gli adattamenti della scala esterna e del porticato, e agli anni ottanta dello stesso secolo la chiusura in ferro e vetro dell’arcata confinante con la Loggia degli Osii, che tante discussioni accese in seno alla commissione d’Ornato.

….Divenuto proprietà della Camera di commercio, nel 1895 lo stabile subì alcune modifiche agli interni, su progetto di Gianbattista Borsani e Angelo Savoldi, architetti attivi in tutto il perimetro della piazza.

….Che cosa è rimasto del patrimonio documentario, che a giudicare dal numero delle cattedre palatine, doveva essere cospicuo? È molto difficile reperire appunti degli scolari e lezioni dei professori antecedenti al 1750: prima del trasferimento a Brera nel 1773, le Palatine non disponevano né di spazi sufficienti in piazza dei Mercanti (a parte una soffitta umida in critico stato di conservazione), né di una biblioteca annessa alla Scuola.

….Non bisogna dimenticare che la piazza fu compromessa più volte da incendi, durante i quali molte carte andarono distrutte. I materiali manoscritti superstiti si sarebbero progressivamente dispersi nelle mani di privati o di ecclesiastici (moltissimi professori appartenevano al clero) che li portavano in conventi milanesi poi soppressi dalle riforme teresiane. Poiché prolusioni e lezioni, nel Seicento, non venivano stampate, e gli originali circolanti restavano in copia unica ai professori, si riducono drasticamente le possibilità di reperirne degli esemplari. Le copie delle lezioni inaugurali dei corsi di fisica, economia e belle lettere risalgono in gran parte agli anni settanta del Settecento, quando le Scuole Palatine poterono beneficiare degli spazi della Biblioteca Braidense (che le conserva tuttora). Si spiegherebbe così la penuria dei documenti culturali prodotti da questa istituzione nei primi secoli della sua storia; i documenti amministrativi ufficiali (nomine, stipendi, ricevute), invece, sono sopravvissuti perché erano conservati negli archivi della città, e ancora oggi si trovano all’Archivio di stato e all’Archivio storico civico di Milano.

….Le Scuole Palatine furono, accanto all’Università di Pavia e all’Accademia di Brera, importantissime per l’evoluzione dell’istruzione superiore nella Lombardia moderna, e videro nascere alcune cattedre ancora esistenti nelle scuole di specializzazione odierne: ad esempio, quella di diplomatica (la disciplina che insegna a distinguere i documenti originali dai falsi e a ricostruirne il processo di produzione), fondata nel 1770, ha la sua continuazione nell’insegnamento tenuto oggi alla Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica dell’Archivio di stato di Milano. Gli insegnamenti di arte militare non mancavano a Milano, ed erano pari a quelli delle Accademie militari principali della Lombardia austriaca e napoleonica, come per esempio quella modenese.inaugurali dei corsi di fisica, economia e belle lettere risalgono in gran parte agli anni settanta del Settecento, quando le Scuole Palatine poterono beneficiare degli spazi della Biblioteca Braidense (che le conserva tuttora). Si spiegherebbe così la penuria dei documenti culturali prodotti da questa istituzione nei primi secoli della sua storia; i documenti amministrativi ufficiali (nomine, stipendi, ricevute), invece, sono sopravvissuti perché erano conservati negli archivi della città, e ancora oggi si trovano all’Archivio di stato e all’Archivio storico civico di Milano.

[1] E. BRAMBILLA, Le professioni scientifico-tecniche a Milano e la riforma dei collegi privilegiati (sec. XVII-1770), in POLITECNICO DI MILANO, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO, REGIONE LOMBARDIA, COMUNE DI MILANO, Ideologia e scienza nell’opera di Paolo Frisi (1728-1784), Atti del convegno internazionale di studi, Politecnico di Milano, 3-4 Giugno 1985, a cura di G. BARBARISI, Milano, Franco Angeli, 1987, vol. 1, pp. 345-446.
[2] A. CIPOLLINI, Il lettore e sovraintendente delle Scuole Palatine di Milano, in Per Carlo Maria Maggi, inaugurandosi il monumento alle Scuole Palatine nel II centenario della morte, Milano, Guidetti e Mondini, 1900, pp. 63-74.